È poco saggio costruire solo l’esteriorità perché alla prima difficoltà si cade.
Il mondo interiore se solido, ben costruito, coltivato, curato permette di affrontare l’instabilità del mondo fuori.
Dalla Grecia Antica all’età moderna, dai filosofi agli scienziati, dalla filosofia alla consulenza filosofica, dalla mente al corpo e all’anima, dal pensiero fino all’agire, dalla comunicazione non verbale di se stessi e dell’altro alla visione olistica, l’essere umano ha un pensiero millenario che da sempre ha riflettuto, elaborato, analizzato, confutato e messo in discussione
Da tutto ciò prendo spunto per elaborare un mio pensiero che mi appartiene e che faccio mio perché vissuto ed agito nel mio percorso di crescita e che continuerò a coltivare.
Partendo dall’assunto che tutto è impermanente e che l’unica costante è il cambiamento, penso che la vita, la felicità e l’equilibrio di una persona siano frutto di una costruzione.
Ci sono due parti importanti da costruire e coltivare, il “mondo dentro” e il “mondo fuori”.
Le persone puntano di più a costruire ciò che è fuori di loro, come lavoro, casa, oggetti materiali, successo, soldi e tutte queste cose esterne da se.
L’interiorità invece se coltivata e costruita può essere quella parte e direi l’unica parte, davvero stabile, non fissa ed immutabile, ma solida oltre che vera e profonda, o mi piace anche chiamarla “mondo interiore” perché ricca di infinite possibilità.
Il mondo interiore se solido, ben costruito, coltivato, curato permette di affrontare l’instabilità del mondo fuori.
Non si può costruire solo l’esteriorità perché alla prima difficoltà si cade, mentre costruire la propria interiorità profonda è una costruzione che si porta con sé ovunque e rimane per sempre, sia quando va tutto bene per goderci il bello, sia quando arrivano i problemi per affrontarli al meglio.